Giorno 2: cala la notte su San Francisco



Sono le 20:30, ci lasciamo alle spalle il Golden Gate Bridge e ci dirigiamo nuovamente a Fisherman’s Wharf per cena: nonostante le difficoltà che abbiamo avuto (e il tempo che abbiamo impiegato) nel raggiungere il ponte con i mezzi pubblici decidiamo di non prendere taxi e di affidarci nuovamente a un pullman, che ci porta nei pressi di Fort Mason. Arrivati al capolinea chiediamo all’autista la strada più breve per raggiungere la nostra destinazione, questo ci fissa per bene, ride e ci chiede se davvero, a quest’ora, vogliamo arrivarci a piedi: bravo, è proprio la nostra idea! Ci spiega allora che dobbiamo attraversare il parco, ma la notte è scesa velocemente su San Francisco, il cielo è nero e la strada brilla solo della luce della luna e, soprattutto, di qualche sporadico lampione. Ci viene il sospetto che attraversare un parco poco illuminato, di sera come turisti solitari non è forse l’esperienza più consigliata, ma non ci pensiamo molto e varchiamo l’ingresso del Fort Mason Park.


Camminando sul lungomare nella fredda serata di San Francisco

Appena entrati, siamo i soli nel parco e avere una torcia con noi farebbe comodo, anche se guasterebbe un po’ l’atmosfera: la scena è da thriller, ma non la trama. Avanziamo oltre una salita e il nostro sguardo spazia sulla baia della città, al cui centro scorgiamo le luci accese sull’isola di Alcatraz e soprattutto il suo faro, la cui luce gira a 360° puntando prima la costa e poi il mare (o forse è il contrario...). Man mano che avanziamo si rivela il profilo illuminato della città, ma ciò che più mi stupirà compare di fronte ai miei occhi, poco più avanti lungo la strada che stiamo percorrendo, quando scorgo una serie di luci sobbalzanti muoversi ad altezza uomo: se a un certo punto ho temuto che nel parco si nascondesse qualche malintenzionato mi sbagliavo, le luci che vedo di fronte a me sono fanalini di biciclette e led legati alle teste di sportivi, ciclisti e corridori, che si mantengono in forma approfittando della quiete serale per una passeggiata o una corsetta. E così, il parco solitario si anima in un modo che proprio non mi aspettavo.

Continuiamo a camminare e scorgiamo la grande insegna illuminata di Ghirardelli, la più famosa marca di cioccolato in America, sulla fabbrica storica fondata da un italiano a metà Ottocento. Poco più avanti, seduti lungo le gradinate della piccola lingua di spiaggia della baia ci sono alcuni gruppi di giovani con lo sguardo rivolto verso il buio del mare. Arriviamo a Fisherman’s Wharf e il quartiere è decisamente meno affollato rispetto alla nostra precedente visita, forse anche per il freddo, che inizia a essere pungente (e io temo di ammalarmi, ma non posso, è solo il secondo giorno della vacanza!). Mangiamo in un McDonald’s e resto deluso perché immaginavo che negli Stati Uniti i locali della catena di fast food più diffusa al mondo fossero enormi e avessero un’ampia scelta di panini: non mi sembra molto diverso rispetto a un McDonald’s italiano, tranne per il free refill (usanza non diffusa ovunque), ovvero la possibilità di riempire quante volte si vuole il bicchiere e bere così a volontà (ma quanta Coca Cola si può arrivare a bere, gratis?!).

La Stars and Stripes è esposta con orgoglio un pò ovunque,
non solo negli edifici pubblici ma anche nelle abitazioni private
Terminata la cena facciamo un giro per il quartiere, ma c’è troppa poca gente e i negozi stanno già iniziando a chiudere, quando non sono proprio già chiusi. Puntiamo quindi verso Chinatown, verso il nostro hotel, che raggiungeremo a piedi. Camminando affrontiamo ancora qualche impervia salita e notiamo un’ altra caratteristiche delle città americane: sui tetti degli edifici mancano le antenne, qui la tv è via cavo! Sono le 22:00 e la maggior parte dei bar è chiusa, per strada ci sono pochi pedoni e ancor meno auto, ci sorprendiamo nel vedere persino alcuni pub che, nonostante la notte sia ancora giovane, espongono l’insegna closed con all’interno gli ultimi avventori. Ci aspettavamo una città caotica, sia di giorno che di notte, e abbiamo scoperto che la folla si concentra in alcuni punti della città lasciandola desertica per la maggior parte! Troviamo un minimarket aperto, il cui cassiere è concentrato a guardare le Olimpiadi di Londra su una piccola tv, e ci fermiamo a comprare dell’acqua. Finalmente arriviamo al nostro hotel e, un po’ stanchi ma entusiasti del grande tour per la città che abbiamo compiuto (abbiamo camminato per oltre 20 km!) e appagati di tutto ciò che siamo riusciti a vedere e a vivere, ci prepariamo per una notte ristoratrice pensando alla visita dell’indomani all’isola di Alcatraz e fantasticando sull’avventura on the road che avrà inizio di lì a poche ore!

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